6 Giugno 2024
Egregio Direttore,
la fotografia che ogni anno le prove INVALSI restituiscono sul livello di competenze raggiunte dagli alunni italiani non lascia molto sereni. A detta dei docenti di ogni ordine e grado, gli anni pandemici della didattica a distanza hanno rappresentato un vulnus difficile da compensare, ma nelle opinioni degli stessi docenti si insinua spesso una seconda motivazione, tale per cui la responsabilità sarebbe della scuola di grado precedente alla propria di insegnamento.
È una lamentatio che parte dai docenti universitari, i quali non ritengono adeguata la preparazione fornita da licei ed istituti tecnici, che a loro volta denotano mancanze della Scuola Secondaria di 1° grado, che lamentano lacune degli alunni arrivati dalla Scuola Primaria, le cui insegnanti non apprezzano il lavoro fatto dalle Scuole dell’Infanzia. Stando a questo curioso scaricabarile, il cerino in mano – e con esso l’intera responsabilità della preparazione degli alunni italiani – sarebbe pertanto nelle mani delle “tremende” maestre della Scuola dell’Infanzia! Ora, mi rendo conto che una sola scuola non fa statistica. Ma dopo 8 anni trascorsi a contatto con la realtà di una Scuola dell’Infanzia di Varese in qualità di genitore di due bambini transitati da essa, sento il bisogno di condividere pubblicamente la mia esperienza estremamente positiva – e idealmente spegnere il cerino finito ingiustamente nelle mani delle maestre.
Parlo di una scuola – per i curiosi, la Scuola dell’Infanzia “Foscarini” di Cartabbia, a Varese – davvero a misura di bambino, che sa valorizzare le individualità dei piccoli all’interno del primo contesto sociale con cui si raffrontano.
“Fanno pochi progetti, non sono stimolati”. Pensiero ricorrente dei genitori italiani quando pensano alle scuole dei figli. Io ho visto invece una scuola pensata per stimolare la curiosità e l’apprendimento, con iniziative didattiche molteplici e variegate, che spaziano dall’inglese a corsi di teatro, ad attività di lettura, allo sport, e ancora progetti legati alla natura, al circo, alla musica, all’arte. Credo che questo ricco ventaglio di opportunità abbia permesso davvero ai miei figli di esplorare e sviluppare le proprie capacità e interessi in modo armonioso.
“Fanno tante cose, però, insomma, che clima pesante che c’è in quella classe…”. Altro leitmotif delle famiglie. Personalmente, ho trovato un ambiente scolastico sempre sereno. Al di là di tanti – importanti – aspetti, la serenità del proprio figlio è ciò che ogni genitore cerca in una scuola, e fortunatamente ritengo di averla trovata. Non ricordo francamente una sola mattina in cui i miei piccoli abbiano esitato nell’uscire di casa. “Tutto bello, ma la mensa, insomma… Mangiano davvero male”. La mensa è interna, variegata, sana e con una cuoca bravissima dedicata, sempre pronta ad adattare i pasti ad eventuali circostanze momentanee. Fosse per lui, mio figlio a scuola cenerebbe, anche. “Gli spazi, ecco… Sembrano un po’ sacrificati i bimbi, sempre al chiuso”. Sebbene la scuola sia ospitata in un edificio storico risalente al 1926, la fondazione parrocchiale che la gestisce – con la collaborazione delle famiglie – ha saputo negli anni creare un giardino che è davvero il valore aggiunto: ampio, sicuro, ombreggiato, con tanti giochi per il movimento dei piccoli e un orto, è abbellito dai mosaici realizzati negli anni dai bambini insieme con le famiglie.
Quanto alle “tremende” maestre, non posso che rigettare le accuse: attente, scrupolose, piene di inventiva, entusiaste del proprio lavoro educativo e sempre un passo oltre i propri compiti puramente professionali.
Cari docenti, care famiglie: la Scuola dell’Infanzia italiana ha parecchio da dire e da dare. La Scuola dell’Infanzia dei miei figli è stata superlativa.

Alessio Martinoli